Romeo, l’impianto che trasforma vecchi computer e cellulari in miniere d’oro
Il progetto del primo impianto pilota per il recupero di questi preziosi materiali è italiano e arriva da…
27/02/2020
27/02/2020
“I RAEE rappresentano una fonte di materie prime che potrebbe affrancare il nostro Paese e l’Europa dalle importazioni provenienti da Cina, Africa e Sud America”, ha spiegato in una nota Danilo Fontana, primo ricercatore del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali di ENEA.
In Italia vengono raccolte oltre 340 tonnellate di RAEE all’anno ma più della metà finiscono in discarica o esportati all’estero, senza che vengano garantiti il rispetto per l’ambiente e un’efficace gestione delle risorse. Secondo le stime diffuse dall’Agenzia, una tonnellata di schede elettroniche può valere più di 10mila euro poiché da essa si possono ottenere 129 kg di rame, 43 di stagno, 15 di piombo, 0,35 di argento e 0,24 di oro.
Grazie a Romeo (Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy), il nuovo impianto progettato dai ricercatori, questi metalli possono essere recuperati dai rifiuti elettrici ed elettronici con una resa del 95% in un processo idrometallurgico brevettato ENEA, che avviene a temperatura ambiente e che non prevede trattamenti preliminari alle apparecchiature.
Questo permette una notevole riduzione di energia utilizzata rispetto ad altre tecniche di estrazione dei metalli ad alta temperatura e consente inoltre di minimizzare la produzione di scarti durante il processo, diminuendo così l’impatto ambientale della procedura.
L’impianto si trova a nord di Roma, presso il Centro Ricerche Casaccia, ed è caratterizzato da una grande flessibilità per poter trattare quantità di rifiuti variabili e ottenere diversi gradi di purezza dei metalli recuperati, in base alle esigenze del mercato.
“Con ROMEO vogliamo stimolare la creazione di una filiera nazionale completa per il recupero di metalli preziosi da RAEE. Purtroppo finora in Italia il settore nazionale del riciclo si ferma al trattamento iniziale – cioè il processo meno remunerativo – lasciando a operatori esteri, in particolare del Nord Europa, il compito di recuperare la parte ‘nobile’ del rifiuto.
Ora il nostro obiettivo è di trasferire all’industria questa tecnologia affinché, attraverso l’introduzione di processi eco-innovativi, si possa completare la filiera del ciclo di trattamento dei rifiuti per far rimanere sul territorio materie prime strategiche, come oro, terre rare, magnesio e cobalto, con tutti i benefici che ne conseguono in termini occupazionali, economici e sociali”.
Source: Rinnovabili.it – Foto: Pixabay