Come funziona lo scambio sul posto e che cos’è
Se possiedi un impianto fotovoltaico o hai intenzione di installarne uno sul tuo tetto, probabilmente hai sentito già…
16/10/2025
16/10/2025Se possiedi un impianto fotovoltaico o hai intenzione di installarne uno sul tuo tetto, probabilmente hai sentito già parlare di Scambio Sul Posto (SSP). Si tratta di un sistema di incentivazione gestito dal GSE, che però non è più attivo per i nuovi impianti. L’ultimo termine è stato lo scorso 26 settembre, con inserimento del nuovo meccanismo del Ritiro Dedicato (RID).
Il meccanismo dello Scambio Sul Posto ha rappresentato una delle principali agevolazioni per i produttori autonomi di energia rinnovabile in Italia per oltre un decennio. Ma come funzionava e quali sono le alternative allo SSP oggi?
Indice
Che cos’è lo scambio sul posto
Lo Scambio Sul Posto (abbreviato spesso in SSP) è un meccanismo di valorizzazione dell’energia elettrica che permetteva a chi possedeva piccoli impianti fotovoltaici – anche domestici – di immettere nella rete elettrica nazionale l’energia prodotta in eccesso (e quindi non autoconsumata). Questo generava un contributo economico, proporzionato alla quantità di energia immessa, che veniva riconosciuto dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE).
Questo meccanismo era ideale per tutti coloro che, non avendo un sistema di accumulo, sceglievano di indirizzare la propria energia pulita verso la rete elettrica nazionale, così da ottenere comunque un vantaggio economico sull’energia prodotta ma non utilizzata.
L’energia solare prodotta durante il giorno e non consumata immediatamente veniva ceduta alla rete, mentre nelle ore serali o notturne si prelevava energia dalla rete stessa. Il GSE calcolava periodicamente il valore dell’energia immessa e lo compensava parzialmente con i costi sostenuti per l’energia prelevata.
La fine dello scambio sul posto
Lo SSP è ufficialmente terminato nel 2025. Dapprima, il termine ufficiale era stato fissato al 1° gennaio 2025 con la Delibera ARERA 457/2024/R/efr, che prevedeva una graduale uscita dal regime di Scambio Sul Posto per gli impianti gestiti con questo meccanismo.
Successivamente, con la Delibera ARERA 78/2025/R/efr, il termine ultimo si è spostato al 30 maggio 2025: da questo momento in poi non è stato più possibile attivare nuovi impianti in SSP. Le ultime domande al GSE sono state accettate fino al 26 settembre 2025, ma sempre per impianti già attivi al 30 maggio dello stesso anno.
Il meccanismo è quindi definitivamente chiuso alle nuove adesioni, anche se continua a essere attivo per gli impianti che ne beneficiano da meno di 15 anni. La normativa italiana ha infatti orientato il settore verso nuove forme di incentivazione e condivisione dell’energia, come il Ritiro Dedicato (RID), le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e i sistemi di autoconsumo a distanza.
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Come funziona lo scambio sul posto
Nonostante non sia più attivo, capire come funziona lo Scambio Sul Posto è utile per comprendere anche le nuove forme d’incentivazione previste oggi.
Il funzionamento dello SSP si componeva di tre fasi principali:
- Produzione e autoconsumo. L’impianto fotovoltaico produceva energia, che veniva utilizzata immediatamente per le esigenze energetiche dei locali collegati all’impianto. In questa fase si riduceva il prelievo di energia dalla rete e si abbassava così il costo della bolletta;
- Immissione in rete dell’energia in eccesso. L’energia prodotta ma non immediatamente consumata veniva immessa nella rete elettrica nazionale. Tramite un contatore bidirezionale era possibile registrare sia la quantità di energia immessa che quella prelevata dalla rete;
- Compensazione economica. Periodicamente, il GSE elaborava un conguaglio tra il valore dell’energia immessa in rete e i costi sostenuti per l’energia prelevata nei momenti in cui l’impianto non produceva. Il contributo economico erogato dal GSE compensava parzialmente questi costi, ma non rappresentava una forma di vendita vera e propria dell’energia.
Per il contributo finale da riconoscere al prosumer, il GSE teneva conto di diversi fattori. Tra questi il prezzo zonale dell’energia, i corrispettivi variabili della tariffa energetica, gli oneri di sistema. Il risultato, dunque, era un valore economico che raramente riusciva ad azzerare la bolletta del tutto, anche se contribuiva a ridurne i costi.
Vantaggi e svantaggi dello scambio sul posto
Lo Scambio Sul Posto ha rappresentato per anni un meccanismo utile per chi decideva di investire in energia rinnovabile con un impianto domestico, ma da sempre ha portato con sé sia vantaggi che svantaggi.
Tra i vantaggi troviamo:
- La riduzione dei costi in bolletta, dato che grazie alla compensazione dell’energia prelevata, era possibile coprire parte dei costi energetici;
- La valorizzazione dell’energia in eccesso, che non potendo essere utilizzata o stoccata sarebbe andata sprecata;
- Una semplicità amministrativa piuttosto elevata, dal momento che era sufficiente inviare una richiesta al GSE, senza bisogno di avere una partita IVA attiva o gestire contratti di vendita complessi e di difficile comprensione;
- L’assenza di obblighi relativi all’installazione di sistemi di accumulo o altre integrazioni per beneficiare del meccanismo.
Gli svantaggi da considerare erano però i seguenti:
- La parzialità della compensazione economica, che non era mai integrale. Il contributo del GSE copriva infatti solo parte del valore dell’energia immessa in rete, solitamente intorno al 40-60% del costo dell’energia prelevata dalla rete;
- I tempi di erogazione dei contributi, che non erano immediati ma venivano riconosciuti ogni tre mesi, se non una volta all’anno;
- La variabilità della convenienza, che era maggiore per chi aveva alti consumi nelle ore diurne, ma molto minori per chi (come la maggioranza delle persone) consumava di più nelle ore serali;
- Il dimensionamento dell’impianto, che poteva compromettere la convenienza in maniera rilevante in tutti i casi in cui non fosse studiato attentamente in base ai consumi reali.
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Le alternative allo scambio sul posto: cosa sapere oggi
Benché oggi non sia più possibile valorizzare la propria energia con lo Scambio Sul Posto, ci sono molte alternative valide. Alcune sono state previste in seguito al termine dello SSP, altre sono state ideate per rispondere alle esigenze del mercato in maniera sempre più innovativa.
Alcune soluzioni sono pensate per chi ha già un proprio impianto fotovoltaico e vuole trarne il massimo, come l’autoconsumo con sistemi di accumulo e il Ritiro Dedicato (RID). Altre, invece, aprono la strada anche a tutti coloro che non possono o non vogliono impegnarsi nell’installazione di un impianto: tra queste ci sono le Comunità Energetiche Rinnovabili – con tutta la loro complessità – e il fotovoltaico a distanza.
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