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Comunità energetiche in Europa. L’esperienza di EcoPower e REScoop.eu

Intervista a Dirk Vansintjan, Presidente di EcoPower e di REScoop.eu In occasione del convegno intitolato Dalla Lucense a…

27/07/2023

Intervista a Dirk Vansintjan, Presidente di EcoPower e di REScoop.eu

27/07/2023In occasione del convegno intitolato Dalla Lucense a ForGreen: 100 anni di Comunità energetiche, uno spazio è stato dedicato ad alcuni interventi autorevoli in tema di Comunità energetiche. Uno di questi ha avuto come protagonista Dirk Vansintjan, Presidente di EcoPower e di REScoop.eu, la federazione europea delle cooperative energetiche dei cittadini. Lo abbiamo intervistato.

Lei è Presidente di EcoPower, la più grande Comunità energetica d’Europa. Come è nata la vostra esperienza energetica?

Diciamo che è la storia della mia vita e della mia carriera. Ho studiato linguistica, filologia germanica, olandese e inglese, ma mi sono sempre interessato di ecologia e anche di agricoltura biologica. Volevo diventare un agricoltore biologico e con alcuni amici stavo cercando un vecchio mulino ad acqua abbandonato con un po’ di terreno annesso in modo da darci all’agricoltura.

Naturalmente questo mulino ad acqua era un monumento nazionale, così abbiamo ottenuto i fondi per restaurarlo e abbiamo anche dovuto ripristinare la vecchia turbina ad acqua che produceva elettricità per l’intero paese. Quella turbina è stata installata nel 1902 ed ha prodotto elettricità dal 1907 fino al 1947. Parliamo quindi di un periodo simile a quello di cui si sta parlando in Italia per la Lucense. Questa fornitura di elettricità al paese durò per 40 anni e poi venne sostituita da un sistema intercomunale che ha preso in carico il paese in cui vivo. Per ripristinare la turbina siamo entrati in contatto con un operatore che si occupava della fornitura, il cui assetto societario era all’epoca partecipato al 50% dal monopolista privato in Belgio a quel tempo: MG Elektrabel.

Abbiamo quindi ricominciato a produrre energia, ma non riuscivamo a consumarla tutta perché in quell’edificio vivevano solo 20 persone, quindi abbiamo proposto di vendere all’operatore quell’energia in surplus e la sua risposta è stata molto diretta: non potete consumare questa elettricità per voi stessi e non vi daremo alcun corrispettivo, anzi sarete voi a doverci pagare per produrre questa elettricità perché non ne avremmo bisogno, abbiamo abbastanza nucleare.

Erano gli anni ‘90 e a quel tempo in Belgio non esisteva un quadro economico né un meccanismo di supporto per le energie rinnovabili. Tutto era concentrato sul nucleare e questo significava avere un enorme ostacolo, non solo per il nostro progetto, ma anche per l’energia solare, per l’eolico, l’idroelettrico e qualsiasi altra biomassa.

A questo fatto avremmo potuto rispondere in due modi: arrenderci, o provare a superare gli ostacoli. Io ed i miei amici e colleghi abbiamo scelto la seconda. Per eliminare tutti gli ostacoli in Belgio, nelle Fiandre, in modo che le energie rinnovabili avessero un futuro, prima di tutto era necessario costituire un gruppo di pressione per le energie rinnovabili in generale, e noi siamo stati tra i fondatori di questa iniziativa. Abbiamo riunito professori di Università e ONG che si occupavano di energie rinnovabili e abbiamo iniziato a fare lobbying, e sotto la minaccia di una legge che regolamentasse tutto questo, hanno iniziato a darci ascolto.

Inizialmente ci è stato concesso un incentivo. Fino ad allora era stato il monopolista privato a dettare il prezzo dell’energia (piuttosto alto rispetto a quello dei paesi vicini, soprattutto per i piccoli consumatori). Gli stessi cittadini erano rappresentati dai sindacati che però in realtà lavoravano nel settore, quindi non c’era trasparenza. C’era bisogno di un quadro normativo che alla fine siamo riusciti ad ottenere per poi scoprire che non eravamo soli.

La nostra cooperativa è stata infatti creata nel 1991 e da allora abbiamo scoperto che nei Paesi Bassi esistevano cooperative eoliche anche più storiche della nostra. Il passo successivo è avvenuto quando ci siamo imbattuti in una cooperativa francese di Parigi con cui siamo entrati in contatto aiutandoli ad ottenere una garanzia bancaria per l’acquisto di elettricità verde dal loro monopolista EDF. Ci siamo riusciti grazie alla nostra banca ed una piccola compagnia di assicurazioni francese e da lì abbiamo avuto l’idea di creare una federazione europea di cooperative.

Ne abbiamo scoperte altre in Germania, in Italia, in Francia, in Spagna e in Portogallo. Alcune molto vecchie, di un centinaio di anni proprio come la Lucense, altre molto giovani, e nel 2008 abbiamo iniziato ad organizzare i primi incontri. Nel 2013 abbiamo fondato REScoop.eu, la federazione europea delle cooperative energetiche dei cittadini, e quindi in agosto compiremo 10 anni.

Quali sono stati i primi passi nella vostra storia e che dimensioni avete raggiunto oggi?

Abbiamo iniziato nel 1991 con 10 persone, intorno al tavolo della cucina. Ora abbiamo quasi 70.000 membri e circa 65 milioni di euro di capitale proprio. Riforniamo l’1,7% delle famiglie fiamminghe (circa 55.000 famiglie).

Quindi è facile capire come EcoPower possa essere considerata un’eccezione. La maggior parte delle cooperative energetiche sono cooperative di progetto o ne contengono diversi coinvolgendo però qualche centinaia o migliaia di persone, non decine di migliaia come EcoPower.

Sono Presidente anche di REScoop.eu, la federazione europea delle cooperative energetiche dei cittadini, al cui interno rappresentiamo circa 2.500 cooperative energetiche, soprattutto quando non esiste una federazione nazionale (l’Inghilterra ha qualche centinaio di membri, nei Paesi Bassi ce ne sono circa 700, in Germania circa 900) ed è questo che rende i nostri numeri così importanti.

Secondo il suo parere, in che modo le Comunità energetiche possono rappresentare una spinta alla transizione energetica in Europa?

Crediamo che la transizione energetica avrà successo perché sarà un enorme e necessario cambiamento.

L’aspetto essenziale è che tutti siano coinvolti e che gli sforzi che devono essere fatti siano suddivisi equamente tra abbienti e meno abbienti, abitanti del nord e del sud del mondo. Avremo bisogno di avere tutti a bordo e pensiamo che le Comunità energetiche siano il mezzo essenziale per poter organizzare questa transizione paritaria, poichè non guidata dal profitto.

Che augurio si sente di fare a WeForGreen che si è ispirata anche al vostro modello per sviluppare un’esperienza simile in Italia?

Il modello cooperativo pensa all’intergenerazionalità e al lungo termine, si preoccupa delle future generazioni e lavora perché quelle persone siano orgogliose di ciò che abbiamo fatto, come noi lo siamo di chi ci ha preceduti in questa impresa.

La lungimiranza è un’altra prova del fatto che questi modelli energetici funzionano, perchè quello che si fa non è guidato dal breve termine e dai profitti attesi nel prossimo semestre.

Pensiamo davvero che la nostra economia debba essere un’economia cooperativa o sociale, e crediamo che dovremmo progredire attraverso la cooperazione piuttosto che tramite la competizione, ma abbiamo bisogno di una transizione su tutti gli aspetti dell’economia e della società.

L’augurio è proprio questo, continuare ad essere protagonisti in questa transizione.

La video intervista Dirk Vansintjan

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