Economia circolare, la soluzione a quello che la COP21non può fare
La COP21 di Parigi ha certamente segnato una tappa epocale nella storia dell’umanità, dal momento che è la…
28/07/201628/07/2016La COP21 di Parigi ha certamente segnato una tappa epocale nella storia dell’umanità, dal momento che è la prima volta che 195 paesi sottoscrivono un accordo per limitare entro 2 gradi centigradi il riscaldamento della Terra. Nonostante ciò, la triste verità che riportano scienziati e organizzazioni internazionali come l’ONU è ben altra: anche se tutti i paesi si impegnassero a realizzare gli obiettivi prestabiliti, riuscirebbero a raggiungere il target solo parzialmente. Infatti con l’attuazione dei programmi nazionali così come sono stati predisposti a Parigi, si riuscirebbe ad ottenere un risparmio di emissioni di 11-13 miliardi di tonnellate di CO2, mentre per rimanere sotto la soglia dei 2 gradi centigradi dovremmo eliminare l’emissione in atmosfera di 26 miliardi di tonnellate di CO2.
Se le soluzioni indicate a Parigi non bastano, la strada da intraprendere secondo la società di consulenza Ecofrys e della piattaforma Circle Economy è quella dell’economia circolare. Il report “Implementing Circular economy” realizzato da questi due soggetti sottolinea l’importanza di sfruttare al meglio le materie prime, evitando gli sprechi, riciclando dove possibile, specialmente in quei settori che sviluppano prodotti con un ciclo di vita breve. I settori maggiormente indicati per praticare l’economia circolare sono quelli dell’industria, agricoltura, edilizia e trasporti.
“Le strategie dell’economia circolare possono aiutare i paesi a trovare modi per ridurre le emissioni ben al di là di quanto abbiano pattuito attualmente” sostengono gli autori del report. “Strategie chiave dell’economia circolare, ma che sono limitate negli attuali sforzi per ridurre le emissioni di CO2, usano concetti come quelli di car- sharing, costruzione modulare, riparazione di attrezzi e strumenti, ottimizzazione della disposizione di materiali a base di rifiuti biologici”.
A questi, aggiungiamo noi di WeForGreen, va assimilato anche il settore delle energie rinnovabili, che permette di usare fonti inesauribili e pulite per produrre energia, senza andare ad estrarre altre materie prime esauribili ed inquinanti. Il valore poi del settore energetico diviene ancora più alto nel contesto dell’economia circolare, se si implementano modelli di condivisione di impianti di produzione, il cui utilizzo va a beneficiare direttamente le persone.
Il messaggio di Mario è chiarissimo! Perché la risposta non è pertinente? Il problema è l’aumento demografico che va assolutamente rallentato. Diversamente sarà difficile evitare scenari da apocalisse. Perché nessuno lo dice chiaro?
Buongiorno Antonella, perché la risposta non sarebbe pertinente?
Ci scusiamo se siamo stati poco chiari nella risposta, cerchiamo di spiegare meglio cosa intendevamo.
Siamo d’accordo con lei e con Mario, l’aumento demografico è sicuramente un problema fondamentale, e per risolverlo è necessario come dice lei o limitare l’aumento della popolazione (ma come fare?) o gestire meglio le risorse che abbiamo.
Sul sito di Global Footprint, una ONG internazionale, sostiene e che il problema principale sta nel fatto che usiamo troppe risorse rispetto a quelle che il pianeta ha da offrire, ovvero abbiamo uno stile di vita che richiede troppa produzione e consumo. La invito a consultare il sito (purtroppo solo in inglese: http://www.footprintnetwork.org/en/index.php/GFN/page/world_footprint/).
Un dato interessante che viene riportato è che se continuiamo con questo stile di vita (anche se il trend demografico attuale rimane stabile e non in crescita), nel 2030 avremo bisogno di due pianeti per sopravvivere (ovvero del doppio delle risorse attualmente disponibili). Una soluzione possibile e auspicabile, che riporta anche l’articolo che lei ha commentato, è cambiare i nostri modelli di produzione e consumo in modo da riciclare di più, usare meglio le risorse che abbiamo e limitare gli sprechi.
E questa soluzione cerca di risolvere non solo il problema di una crescente popolazione, ma anche quello della salute del pianeta e delle persone che ci vivono oggi. Inquinare meno, consumare meno, sprecare meno (che è ciò che l’economia circolare prescrive) significa cercare di vivere meglio tutti quanti, sia che siamo in pochi sia che siamo in molti su questo pianeta.
Un’altra risorsa interessante da consultare, che potrebbe interessarle perché fa riferimento proprio al problema demografico, è quella del World Business Council For Sustainable Development (WBCSD): questa organizzazione cerca di mettere insieme le aziende, il mondo del business, per attuare una strategia di sviluppo sostenibile.
La sfida da cogliere è proprio questa: “cercare di fare in modo che 9 miliardi di persone possano vivere bene, nel limite delle risorse disponibili sul pianeta” (quella che il WBCSD chiama Vision 2050).
Link al sito: http://www.wbcsd.org/vision2050.aspx
La ringraziamo per il suo commento e per aver riportato l’attenzione su un dato fondamentale, proprio come aveva scritto Mario: l’aumento demografico rimane sicuramente una delle sfide maggiori che dovremo affrontare nel prossimo ventennio.
Il problema di fondo è se il nostro pianeta ha e avrà le risorse per necessarie alla sopravvivenza della nostra specie.
Nessuna politica economica che prescinda dal problema demografico avrà successo.
Dici bene Mario, il problema è ampio e dovrebbe essere affrontato modificando i modelli di produzione e di consumo alla base della nostra società ed economia, soprattutto in previsione di un aumento demografico e di una riduzione delle risorse disponibili.