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Educazione sostenibile

Fast fashion VS slow fashion: qual è la differenza?

L’avvento di un'industria della moda sempre più spregiudicata e “usa e getta” - il cosiddetto fast fashion -…

15/05/2025

15/05/2025L’avvento di un’industria della moda sempre più spregiudicata e “usa e getta” – il cosiddetto fast fashion – ha creato e continua a creare grande dibattito. Non solo per le sue implicazioni ambientali ma anche per quelle sociali e morali.

In contrapposizione a questa “moda veloce”, quindi, si è affermato lo slow fashion, fatto di filiere molto più attente alla qualità, alla sostenibilità e alla sicurezza delle persone e del pianeta.

Attenti al fast fashion

Il fast fashion è un modello industriale che punta alla produzione di un grosso volume di capi d’abbigliamento da rivendere a prezzi estremamente bassi e con un ritmo rapido che porti i consumatori ad acquistare di continuo.

Il fast fashion, infatti, è definito così (fast, cioè veloce) proprio per il suo continuo rinnovarsi: i capi vengono prodotti e venduti molto velocemente, complice il fatto che il loro prezzo di mercato sia molto basso. Le nuove collezioni si alternano a distanza di poche settimane e vengono talvolta proposti sconti, concorsi o giochi a premi che portano il consumatore a legarsi strettamente a questi brand.

Il fast fashion è stato portato alle sue estreme conseguenze soprattutto negli ultimi anni, con aziende come Shein e Temu. Le loro modalità di vendita e i loro prezzi hanno spinto ulteriormente l’acceleratore dell’iperconsumismo: ecco perché si è arrivati a parlare di ultra-fast fashion.

I punti critici del fast fashion

Se ci si ferma sulla superficie, il fast fashion potrebbe sembrare un modello positivo: abbigliamento a basso prezzo accessibile per chiunque.

Nella realtà dei fatti, questi prezzi sono specchio di politiche di produzione e condizioni di lavoro dannose e irregolari. A risentirne è quindi l’ambiente, che viene fortemente inquinato, ma anche le persone stesse, costrette a lavorare per un salario ridicolo e in situazioni che non assicurano né sicurezza né tantomeno benessere.

Inoltre, le materie prime, i materiali e le sostanze chimiche utilizzate sono spesso nocive (come evidenziato anche da qualche inchiesta emersa negli ultimi mesi) anche per i consumatori che acquistano e poi indossano il prodotto finale.

I capi prodotti sono di bassa qualità, il che diminuisce di tanto la loro durabilità: ciò causa un maggiore consumo e quindi un incremento dei rifiuti tessili e dell’inquinamento.

Slow fashion per essere sostenibili

Al lato opposto rispetto al fast fashion c’è, come suggerisce anche il nome, lo slow fashion. Lo slow fashion porta avanti l’idea di una moda lenta, appunto, che non sia fatta per essere cambiata dopo una settimana ma che offra un capo utile a lungo. Lo slow fashion, dunque, si allontana dai trend passeggeri e dalla smania dell’acquisto compulsivo per avvicinarsi a un consumo più responsabile, attento e consapevole, dettato dalla necessità più che dal vizio.

I capi d’abbigliamento dello slow fashion sono di alta qualità, spesso artigianali, fatti con materiali accuratamente selezionati, sostenibili e inseriti in una filiera etica e a basso impatto ambientale

Lo slow fashion ha quindi anche prezzi più alti, ma giustificati da una produzione che non inquina l’ambiente e che rispetta condizioni di lavoro sicure e regolari. Ricordiamo, inoltre, che i capi di slow fashion hanno una durabilità maggiore.

Se volessimo fare due semplici conti, potremmo considerare questo: se un capo di fast fashion costa 10€ e dura sei mesi mentre un capo di slow fashion costa 50€ e dura 5 anni, non sarà quest’ultimo quello che ci costerà di più.

Tuttavia, specie con gli acquisti di minore portata, il consumatore medio non è portato a ragionare in prospettiva futura. Il risultato è proprio la corsa al prodotto che “costa meno” senza pensare a tutte le conseguenze che quell’acquisto porta con sé.

Consigli per un guardaroba più sostenibile

Siamo ormai convinti che l’unico modo per risparmiare sia rivolgerci ai brand di fast e ultra-fast fashion. Ma non è così. Ecco alcuni consigli per spendere meno ed essere più sostenibili:

  • Comprare meno, comprare meglio. Non è necessario acquistare nuovi vestiti ogni mese. Piuttosto, meglio acquistare capi di buona qualità a ogni stagione, possibilmente da utilizzare anche per gli anni a venire;
  • Acquistare capi di seconda mano. Grazie a mercatini vintage, a siti e app specializzate (Vinted, Depop, ecc.) è possibile acquistare dei capi usati in ottimo stato a prezzi contenuti;
  • Riutilizzare e fare upcycling. Dare una seconda vita a ciò che abbiamo in casa, rinnovarlo e modificarlo sono ottimi modi per allungarne la vita utile e aggiornare il nostro armadio a costo zero;
  • Partecipare a swap party. Sempre più frequenti in moltissime città italiane, gli swap party sono occasioni per rinnovare il proprio vestiario scambiandolo con quello altrui. Si porta un capo e se ne prende un altro, favorendo la circolarità e il riutilizzo.

La moda sostenibile è per tutti. Hai altri consigli? Lascia un commento qui sotto!

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