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COP30 di Belém: cosa sono le COP e cosa è successo in Brasile

Nelle ultime settimane il dibattito sul clima ha focalizzato il proprio sguardo sulla COP30 di Belém, in Brasile.…

27/11/2025

27/11/2025Nelle ultime settimane il dibattito sul clima ha focalizzato il proprio sguardo sulla COP30 di Belém, in Brasile. Un’occasione in cui le istituzioni di tutto il mondo si sono riunite per parlare dell’emergenza climatica, con l’obiettivo di trovare soluzioni applicabili ed efficaci per la salute del pianeta.

Ma facciamo un passo indietro: cosa sono le “COP”? Quale scopo hanno e perché hanno una rilevanza notevole nel panorama sostenibile? Vediamolo.

Che cosa sono le COP sul clima?

Le COP sono uno dei più importanti appuntamenti globali in materia di sostenibilità, ambiente e cambiamento climatico. Il nome non è altro che un acronimo, che sta per “Conference Of the Parties“, cioè Conferenza delle Parti.

A questi vertici mondiali, i rappresentanti di quasi 200 Paesi del mondo si riuniscono ogni anno per negoziare e concordare azioni comuni per contenere il riscaldamento globale, per ridurre l’inquinamento atmosferico, frenare la deforestazione e, in generale, per incoraggiare un progresso sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

La prima COP si è tenuta a Berlino nel 1995, come risultato di un lungo percorso che aveva visto prima il Summit della Terra di Rio del 1992 e poi l’adozione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Il vero punto di svolta, tuttavia, è arrivato solo nel 2015 con la COP21, dove è stato firmato il celebre Accordo di Parigi. Da allora, ogni anno i governi di tutto il mondo si incontrano per verificare i progressi, definire nuovi obiettivi e, soprattutto, trovare soluzioni condivise per un problema che tocca tutti, nessuno escluso.

Non si tratta però di semplici incontri di dibattito. Le COP sono il luogo dove si decide concretamente quanto denaro investire nella transizione energetica, come aiutare i Paesi più vulnerabili a proteggersi dagli impatti climatici e quali tecnologie privilegiare per ridurre le emissioni.

COP30: perché a Belem?

Dopo 29 appuntamenti in varie città del mondo e in vari continenti, questo novembre – da lunedì 10 a venerdì 21 – è toccato al Brasile e, in particolare, alla città di Belém. La COP30, infatti, si è svolta proprio in quella che è considerata la “porta dell’Amazzonia”: il polmone verde del pianeta che negli ultimi decenni è stato fortemente danneggiato dallo sfruttamento e dalla deforestazione.

Come ha sottolineato il governo brasiliano in una lettera rivolta alla comunità internazionale, “queste conversazioni fondamentali devono avvenire non solo dove è facile, ma dove è più importante“. Il luogo, insomma, diventa simbolo di un impegno concreto, determinante, che tocchi con mano la realtà e non rimanga soltanto una bella teoria astratta.

I punti salienti della COP30 di Belém

La COP30 ha assunto particolare importanza anche perché ha segnato i 10 anni dall’Accordo di Parigi. Gli obiettivi, per celebrare un tale traguardo, non potevano che essere ambiziosi:

  • finanziare la sostenibilità: mobilitare almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per aiutare i Paesi in via di sviluppo a fronteggiare la crisi climatica;
  • puntare sulle energie rinnovabili: triplicare la capacità installata di energie rinnovabili entro il 2030;
  • raggiungere una maggiore efficienza energetica: raddoppiare il ritmo di miglioramento dell’efficienza energetica;
  • abbandonare i combustibili fossili: definire una roadmap concreta per l’abbandono graduale di carbone, petrolio e gas.

Obiettivi rispettati? Non esattamente. Da un lato, ci sono segnali positivi: l’Unione Europea, per esempio, ha annunciato che il 95% della nuova capacità energetica installata a livello mondiale nel 2024 è provenuta da fonti rinnovabili. Un dato incoraggiante, che testimonia come la transizione energetica stia avanzando notevolmente. È stato inoltre lanciato il “Tropical Forests Forever Facility“, un fondo dedicato alla protezione delle foreste tropicali.

Dall’altro lato, però, il documento finale ha deluso molte aspettative. Il riferimento esplicito all’abbandono dei combustibili fossili è stato rimosso dalla bozza conclusiva, una scelta che ha creato divisioni profonde. Oltre 80 Paesi, tra cui Germania, Regno Unito e numerosi Stati insulari del Pacifico, hanno protestato chiedendo impegni più concreti. I principali produttori di petrolio e gas, invece, si sono opposti fermamente.

Il ruolo delle energie rinnovabili: una speranza concreta

Nonostante le difficoltà negoziali, un messaggio è arrivato forte e chiaro dalla COP30 di Belém: le energie rinnovabili sono la chiave per contenere il riscaldamento globale. I 3 obiettivi principali concordati alla COP28 di Dubai – triplicare la capacità rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di metano entro il 2030 – restano al centro della strategia climatica globale.

Secondo il Climate Action Tracker, se questi tre impegni venissero rispettati integralmente, il riscaldamento previsto al 2100 potrebbe scendere da 2,6°C a 1,7°C. Un risultato che farebbe davvero la differenza per evitare gli impatti più catastrofici del cambiamento climatico.

Ma la sfida è seria: nel 2024 sono stati installati 582 GW di nuova capacità rinnovabile, un record. Tuttavia, per centrare l’obiettivo della triplicazione servirebbero oltre 1.100 GW all’anno, quasi il doppio del ritmo attuale. È possibile? Sì, ma serve uno sforzo coordinato tra governi, imprese e cittadini.

Cosa può fare ognuno di noi?

Le decisioni prese alle COP possono sembrare lontane dalla nostra quotidianità, eppure hanno un impatto diretto sulle nostre vite. Ogni scelta che facciamo – dall’energia che consumiamo ai trasporti che utilizziamo – contribuisce a determinare se quegli obiettivi verranno raggiunti o meno.

La buona notizia è che la transizione energetica non è solo una necessità, ma è anche un’opportunità. Sempre più persone e comunità stanno scegliendo di produrre e consumare energia pulita, contribuendo attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico. Modelli come la condivisione energetica e l’autoproduzione da fonti rinnovabili stanno dimostrando che un futuro diverso è possibile, e che ciascuno di noi può esserne protagonista.

La COP30 di Belém ci ha ricordato che il tempo stringe, ma anche che le soluzioni esistono già. Ora sta a tutti noi – governi, imprese e cittadini – metterle in pratica con determinazione e coraggio.

(Photo: © UN Climate Change – Diego Herculano)

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