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Antartide, il laboratorio sottomarino che studia il climate change

Si chiama “Ice-ClimaLizers”, ed è il primo progetto italiano coordinato dall’ENEA, per lo studio dell’acidificazione degli oceani. Il…

24/01/2019
Si chiama “Ice-ClimaLizers”, ed è il primo progetto italiano coordinato dall’ENEA, per lo studio dell’acidificazione degli oceani.

24/01/2019
Il progetto di ricerca Ice-ClimaLizers (Antarctic biomineralizers as proxies of climate change), che “accompagna” la 34spedizione italiana al Polo Sud, nasce per indagare il ruolo degli organismi biomineralizzatori dell’Antartide, quali ad esempio le alghe coralline, come proxy per i cambiamenti climatici.

La ricerca raccoglie le competenze di due istituti del CNR (Scienze Marine di Bologna e Ingegneria del Mare di Genova), l’Istituto polacco di Oceanologia di Sopot, l’Università di Portsmouth e il Museo di Storia Naturale di Londra (UK) e l’Università della Borgogna, in Francia.

I ricercatori avranno il compito di studiare i processi di crescita degli organismi marini biocostruttori, ossia quegli organismi in grado, tramite specifici processi bio-chimici, di «costruire» scheletri e strutture calcaree. Il meccanismo alla base di questa abilità è la precipitazione di carbonato di calcio controllata biologicamente. Sul processo influisce  il pH marino e, in un pianeta dove l’acidificazione degli oceani sta aumentando in maniera preoccupante a causa della crescita della CO2, valutarne gli impatti significa anche ampliare la gamma di indicatori del cambiamento climatico.

Grazie all’ausilio di un sottomarino ROV a comando remoto il team ha già raccolto le specie target sui gelidi fondali dell’insenatura di Tethys Bay, a 25,5 metri di profondità nel Mare di Ross, in Antartide

Gli organismi – briozoi e alghe corallinacee – sono stati marcati con sostanze non tossiche e riposizionate sul fondale in 12 gabbie dotate di sensori di luce e temperatura e posizionate all’interno di una struttura in alluminio realizzata dai tecnici della base antartica italiana “Mario Zucchelli”. Per un anno intero, una sonda collocata nell’intelaiatura della struttura registrerà i dati su pH, temperatura, ossigeno, intensità luminosa, conducibilità.

Gabbie e sonda multiparametrica verranno rimosse nell’ambito della 35a spedizione del PNRA a fine 2019, confrontando i dati degli organismi con quelli ambientali registrati dalla sonda per validare la funzione degli scheletri minerali quali indicatori del cambiamento climatico, ma anche per comprenderne il potenziale di adattamento negli oceani del futuro.

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