Le finestre in VO2, “intelligenza” termica
Sono in grado di regolare passivamente il calore degli edifici, modificando la loro trasparenza ai raggi infrarossi. Secondo…
03/05/2018
03/05/2018
Secondo un nuovo studio realizzato dall’Agenzia IRENA, il settore europeo del riscaldamento e del raffrescamento rappresenta uno dei comparti più promettenti per la crescita delle energie rinnovabili e una delle opportunità più interessanti in questo campo è offerta dalle cosiddette smart windows.
Alla RMIT University di Melbourne, in Australia, un gruppo di ricercatori sta lavorando per rendere questa tecnologia sempre più responsiva agli stimoli esterni. Nascono così le finestre intelligenti in VO2 (biossido di vanadio), dispositivi capaci di regolare in modo naturale le temperature all’interno di un edificio.
Queste innovative finestre sono in grado di bloccare l’entrata del calore durante l’estate e trattenerlo all’interno durante le stagioni fredde, modificando la loro trasparenza ai raggi infrarossi. Il biossido è impiegato sotto forma di pellicola di rivestimento del vetro: lo strato che viene applicato è mille volte più sottile di un capello (50-150 nanometri), è completamente trasparente per l’occhio umano ed è dotato di proprietà optoelettroniche (la capacità di trasformare segnali elettrici in segnali ottici e viceversa).
Fino ad ora era stato impossibile utilizzare questa tecnologia su superfici di ampie dimensioni perché il posizionamento del rivestimento richiedeva la creazione di particolari strati o piattaforme specializzate, ma i ricercatori della RMIT hanno aggirato il problema creando un processo completamente nuovo che permette di depositare il biossido di Vanadio direttamente sui substrati, come il vetro degli infissi.
I test effettuati mostrano che le vetrate intelligenti in VO2 sono, dal punto di vista energetico, il 70% più efficienti durante l’estate e il 45% in inverno rispetto ai doppi vetri standard.
..sono già sul mercato??
Buongiorno Bob, per adesso sono ancora in fase sperimentale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports Nature e brevettato in Australia e negli Usa.