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MarinaTex, la bioplastica dagli scarti di pesce

Marina Tex è un perfetto esempio di economia circolare: una bioplastica innovativa, proveniente da scarti di pesce e alghe Si chiama…

23/02/2023

Marina Tex è un perfetto esempio di economia circolare: una bioplastica innovativa, proveniente da scarti di pesce e alghe

23/02/2023Si chiama Lucy Hughes, ha 23 anni ed ha inventato MarinaTex, un materiale compostabile prodotto grazie ai sottoprodotti dell’industria della pesca, nella speranza che – un giorno – possa sostituire del tutto la plastica monouso.

MarinaTex è il frutto degli studi in Product Design seguiti presso l’Università del Sussex. Tutto nasce dal lavoro di tesi, iniziato con un’indagine sulla riduzione dello spreco di pesce (circa 50 milioni di tonnellate in tutto il mondo ogni anno, secondo le stime delle Nazioni Unite).

Come è nata l’intuizione

Quando ho sentito le pelli e le squame nelle mie mani, ho potuto vedere che c’era un potenziale rinchiuso in loro. Erano flessibili, duttili e forti”, ha spiegato Lucy Hughes. In questo modo (e grazie al tatto) nasce l’intuizione, seguita da diversi mesi di studio, ricerca e sperimentazione. Infatti, nonostante il materiale apparisse forte e resistente, occorreva trovare un modo per poterlo stabilizzare. La risposta è arrivata sempre dal mare, attraverso l’aggiunta di molecole di chitosano provenienti dai crostacei (il polimero che conferisce durezza e resistenza ai gusci) e di agar, un polisaccaride ricavato dalle alghe rosse, normalmente usato come gelificante naturale.

Diversi mesi di test per mettere insieme squame, pelli, chitosano e agar sono culminati in MarinaTex, vale a dire nella produzione di un foglio traslucido e flessibile, che si forma a temperature inferiori a 100 gradi Celsius. Ed è, all’occorrenza, anche commestibile.

Un progetto meritevole

Grazie alle sue ricerche, Lucy Hughes è riuscita a conquistare il James Dyson Award, riconoscimento internazionale per il design che celebra e incoraggia i progettisti di nuove idee e prende il nome dall’imprenditore britannico fondatore dell’azienda Dyson. Come ha affermato lo stesso James Dyson, non solo il materiale è più resistente del polietilene a bassa intensità (polimero termoplastico ricavato dal petrolio), ma biodegrada in 4-6 settimane nella semplice compostiera di casa, senza contaminare il suolo. Per fare un paragone, l’acido polilattico (PLA, polimero dell’acido lattico utilizzato nel settore delle bioplastiche) deve essere compostato industrialmente.

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